La
pubblicazione di un fatto di cronaca non dovrebbe fare scandalo,
a meno che...
Tre domande per Boffo: direttore, se la sente di risponderci?
di
Francesco Colombo
ROMA (2 settembre 2009) –
Il detto “predica bene e razzola male” non è mai stato così attuale
come in questi giorni all’interno dello scenario politico italiano.
A smuovere le acque già agitate e convulse della politica nostrana,
adesso ci pensa il direttore de “Il Giornale”, quotidiano di
proprietà della famiglia Berlusconi. Vittorio Feltri ha infatti
pubblicato un documento, pochi giorni fa, in cui si legge senza
fronzoli e senza dubbi di sorta che Dino Boffo (direttore di
Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana), è
stato condannato per molestie nei confronti di una giovane signora
sposata, patteggiando la pena.
I fatti sono questi: Boffo ebbe una relazione omosessuale con un
importante signore d’affari. La moglie scoprì tutto. E da quel
momento ricevette numerose telefonate anonime e sconce da parte
dello stesso Boffo, allo scopo di mettere tutto a tacere, lasciando
che il marito continuasse la storia d’amore con lui. Gli articoli de
Il Giornale hanno scatenato un vero e proprio polverone. Puntuali
sono arrivate le reazioni indignate di molti esponenti di spicco
della Chiesa, fra cui il Cardinal Bagnasco, primo fra tutti a
difendere il direttore del suo giornale. Numerose anche le
dichiarazioni di solidarietà nei confronti del direttore
dell’Avvenire da parte del mondo politico e di esponenti della
cosiddetta società civile.
Noi, invece, ci chiediamo un’altra cosa: com’è possibile far finta
di scandalizzarsi di fronte alla pubblicazione di un fatto di
cronaca che investe un personaggio pubblico? Il quale, va ricordato,
si è distinto ultimamente per prese di posizione critiche circa i
comportamenti privati del premier Silvio Berlusconi. E proprio
prendendo spunto dalle famose di dieci domande che La Repubblica
rivolge puntualmente al premier, alcune cose da chiedere a Boffo le
avremmo anche noi.
1) Com’è pensabile che un uomo condannato per molestie a causa di
una relazione omosessuale sia alla guida di uno dei più importanti
giornali cattolici, organo ufficiale della Cei?
2) Con che coraggio Avvenire da tempo richiama il premier sui
comportamenti da tenere nelle sua vita privata, quando alla sua
guida c’è un direttore condannato e con orientamenti sessuali
completamente diversi da quello che la morale cattolica sostiene?
3) Perché il direttore dell’Avvenire non si è immediatamente dimesso
o perché le alte gerarchie ecclesiastiche non lo hanno rimosso
dall’incarico?
Non sono dieci, le nostre domande. Sono soltanto tre. Però ci
piacerebbe che Boffo ci rispondesse. La verità, per ora, è che i
moralisti sono stati smascherati. Chi si erge a paladino della
morale cattolica, è poi il primo a non osservare quell’etica che
tanto sventola, quando più gli fa comodo. Il marciume esiste. E non
solo a Villa Certosa e a Palazzo Grazioli, anche in Vaticano, a
Castel Gandolfo e in tutti gli appartamenti degli altri prelati (è
notizia recente che i vescovi italiani sapevano del documento di
natura giuridica che smascherava il direttore dell’Avvenire).
E la stampa estera? Da tempo propone editoriali catastrofici e
apocalittici, consigliando al premier di dimettersi e sostenendo che
in America, in Inghilterra, in Francia o in Germania un presidente
del consiglio come lui si sarebbe già dimesso. Bene, adesso dobbiamo
aspettarci lo stesso trattamento per Boffo e per i vescovi tutti?
Staremo a vedere. Per ora, non abbiamo letto nulla. Ma poi, cos’ è
peggio? Scoprire che un premier si circonda di belle ragazze a spese
proprie o sapere che il direttore di un giornale cattolico molesta
una donna per alimentare la propria relazione omosessuale? Decidete
voi. O meglio, decidano i moralisti.
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