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PER LA PRIMA VOLTA IN 12 ANNI LA PIAZZA SI RIBELLA AL SINDACO-PADRONE

Sentenza Berlusconi, il fedelissimo di Silvio contestato in piazza: fischi e insulti per Mario Mantovani nella 'sua' Arconate

 

FEDELISSIMO - Al centro, il vicepresidente della Lombardia, Mario Emilio Mantovani, in una foto di qualche anno fa con Rosella Bossi Berlusconi. I giornali lo soprannominarono "il badante di mamma Rosa", proprio perché seguì fino alla fine la mamma dell'ex premier. Secondo i maligni anche a questo si deve la sua incredibile carriera, con una scalata fino ai vertici del Popolo della Libertà

 

di Ersilio Mattioni

 

ARCONATE (MILANO) - 30 luglio 2013 Sentenza Berlusconi, persino la piazza più ammaestrata di Lombardia si ribella. Ieri sera ad Arconate, comune dell’hinterland milanese dove è sindaco da 12 anni Mario Mantovani, vicepresidente e assessore alla Sanità al Pirellone, nonché coordinatore lombardo del Pdl, va in scena un’inedita contestazione durante il comizio del primo cittadino in occasione della festa patronale. “Domani – scandisce Mantovani con tono solenne dal palco di piazza Libertà – ci sarà un appuntamento importante che riguarda il presidente Silvio Berlusconi: la sentenza Mediaset (il rischio, nel caso cui fosse confermata la condanna, non è il carcere - i 4 anni sarebbero ridotti a 1 per effetto dell'indulto – bensì la conseguenza della pena accessoria: l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, ndr). Speriamo che vada tutto bene”. Ma il fedelissimo di Silvio, l’uomo che si è conquistato i favori del capo anche ‘accudendo’ mamma Rosa negli ultimi anni della sua vita, non fa neppure in tempo a terminare la frase. Dalla piazza, dove di solito i suoi trombettieri si scorticano le mani dagli applausi, si levano fischi e urla: “Buuuuu, basta, smettila!” Non era mai accaduto in 12 anni. Il sindaco, che tra l’altro non potrebbe più essere tale a causa di un’incompatibilità mai risolta tra la fascia di primo cittadino e lo scranno di consigliere regionale, fa finta di nulla e continua a parlare. Ma la sua voce non si sente più, è sommersa dai boati. Allora Mantovani taglia corto, chiama sul palco i rappresentanti dei comuni limitrofi e chiude il comizio con larghissimo anticipo. “Davvero sorprendente, quei fischi hanno sorpreso tutti, lui in primis”, commenta a freddo Enrico Zaffinetti, consigliere comunale della Lega Nord a Marcallo con Casone.


La serata non comincia bene. E’ previsto, come ogni anno, un grande concerto, che il sindaco regala ai suoi concittadini facendolo pagare alla Fondazione Mantovani, la Onlus di famiglia che si occupa di costruire e gestire case di riposo per anziani e che, per ragioni imperscrutabili, finanzia pure una serata musicale. Al termine dell’evento c’è il comizio. Invece il copione viene modificato all’ultimo: Mantovani parla alle 21,30. Qualcuno dice che l’ex senatore teme la pioggia, altri sostengono che Patty Pravo, l’artista pagata dalla Fondazione, non gradisce comizi politici in mezzo all’esibizione. Sia come sia, il sindaco sale sul palco e la spara subito grossa. Insulta i giornalisti definendoli “pennivendoli” e sembra attribuire loro la responsabilità dell’omicidio del sindaco di Cardano al Campo. “Questo concerto è dedicato a Laura Prati, uccisa mentre faceva il suo lavoro in comune. Ma vedo che il suo sacrificio non è servito a quei giornalisti del fango (il riferimento è soprattutto, ma non solo, a Libera Stampa l’Altomilanese, settimanale indipendente molto critico con Mantovani, ndr), a quella stampa becera che ogni giorno infanga e denigra e non riconosce il valore dei sindaci e delle istituzioni”. Mantovani dimentica qualche passaggio, perché non tutti i sindaci sono uguali. Per esempio, Laura Prati aveva sospeso un vigile accusato di truffa, mentre Mantovani, ad Arconate, lascia tranquillamente in servizio un altro vigile, in attesa di processo e indagato a piede libero per associazione a delinquere, peculato, truffa, abuso d’ufficio, falso ideologico e materiale, soppressione di documenti: avrebbe, in concorso con altri due agenti, intascato soldi truccando i verbali delle multe. Come dire, il sindaco Prati si era assunta una responsabilità e forse aveva messo in conto di correre qualche rischio, Mantovani invece no.
 

L’impressione, tornando al comizio, è che il vice di Roberto Maroni sia bello carico. Però la piazza non lo segue: pochi gli applausi e solo dalle prime file, dove siedono amici e parenti. Per il resto, indifferenza totale. Allora Mantovani gioca la carta Berlusconi. Ma è persino peggio: oltre ai fischi e le urla, il potente assessore regionale alla Sanità si becca pure qualche insulto. Insomma, non butta bene. Meglio chiudere e lasciare a Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, il compito di riportare l’armonia nel giorno della festa del paese, che è la festa di tutti e non di una parte politica. Missione riuscita, perché l’ex ragazza del Piper, 65 anni lo scorso 9 aprile, appare in splendida forma. Si esibisce per due ore senza sbavature e strappa applausi da un piazza che dimentica in fretta l’ennesima caduta di stile del ‘faraone’, soprannome del super sindaco Mantovani. Al quale, ieri sera, non ne va bene una. Neppure i fuochi d’artificio che si sentono ma non si vedono quasi mai, perché la maggior parte dei ‘botti’ viene sparata a un’altezza troppo bassa. Così molti cittadini prima cambiano posizione per non perdersi lo spettacolo pirotecnico e poi, sconsolati e borbottando, lasciano la piazza.
 

Nella notte parte l’ultima missione del vicepresidente della Lombardia: trovare un modo per giustificare la contestazione. Che nel frattempo è già sui social network. Francesco Colombo, redattore di Libera Stampa l’Altomilanese, pubblica un post sul suo profilo Facebbok: “Mario Mantovani contestato per la prima volta, davanti alla ‘sua’ Arconate, durante il concerto della festa patronale: una marea di fischi e ‘buu’ lo sommergono mentre parla della sentenza Berlusconi”. La notizia comincia e diffondersi. Ma la macchina della propaganda non funziona a dovere. C’è chi nega di aver sentito i fischi e c’è chi parla di “lieve protesta, i solito quattro scemi”. Invece la protesta è ampia e rumorosa, al punto da sovrastare la voce dello stesso Mantovani. Dunque, come fare a negarla? Il fedelissimo di Silvio ha mille risorse, però stavolta è dura. Accettare di aver subito una contestazione nella piazza della ‘sua’ Arconate? Mai! E allora ci pensa Fabio Gamba, l’assistente tuttofare, che con un commento su Facebook vince l’Oscar dell’immaginazione: “I fischi e i ‘buu’ esprimevano indignazione per l'argomento che il senatore stava trattando. Io ero nel pubblico e appena Mantovani ha parlato dell'imminente sentenza sul processo Mediaset mi sono messo anche io a fischiare insieme a parecchi amici. Si contestava l'argomento”. Lettura assai fantasiosa forse suggerita da chi, in tanti anni di vita pubblica, non ha ancora imparato che bisogna accettare le critiche. Almeno ogni tanto.

 

 

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