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A Desio, in Brianza, i consiglieri del Carroccio hanno detto basta

Desio, la 'ndrangheta dentro le istituzioni? Troppi sospetti. E la Lega manda tutti a casa

 

 

 

 

PER DIFENDERE DESIO - L'ex assessore Francesca Manzotti con l'ex capogruppo Andrea Villa, entrambi della Lega Nord. Le loro dimissioni, dalla giunta prima e dal consiglio comunale poi, hanno provocato la caduta dell'amministrazione. Lo hanno fatto per salvaguardare l’interesse dei cittadini e l’immagine della città, dopo l'ultima inchiesta sulla 'ndrangheta che ha portato all'arresto di 160 presunti boss e che ha toccato anche alcuni politici del Pdl

di Ersilio Mattioni

DESIO (MONZA E BRIANZA), 26 novembre 2010 – Desio torna al voto, perché i sei consiglieri della Lega Nord sono usciti dalla maggioranza e hanno mandato a casa il sindaco. Lo hanno fatto per una ragione semplice: quei sospetti, pesanti come macigni, di collusione fra alcuni amministratori, tutti del Pdl, con la ‘ndrangheta. Secondo il primo cittadino si tratta di un’operazione politica, tutta interna al Carroccio, che nulla c'entra con l’inchiesta, mentre secondo il centrosinistra, i cui esponenti rivendicano il merito della caduta della giunta, è una vittoria di Desio e del Nord. La verità è un’altra: se la ‘ndrangheta, stavolta, ha perso una battaglia, lo si deve al coraggio del vicesindaco e di due assessori che sono usciti dalla giunta e di sei consiglieri che hanno rassegnato le dimissioni. I loro nomi, nella storia di Desio, saranno ricordati. Già, perché Ettore Motta, Francesca Manzotti, Antonio Zecchin, Andrea Villa, Egidio Arienti, Elvio Gabani, Fabio Molinari, Tino Perego e Marco Travagliati hanno ridato dignità alla politica e hanno protetto la loro città.

Se ne diranno tante, e di tutti i colori, in questi mesi. Eppure, per farsi un’idea di quello che succede a Desio, come a Milano e in generale in Lombardia, basta leggere le 787 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice Andrea Ghinetti, per 160 presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Si chiama Operazione Infinito. E spiega come la malavita calabrese sta mettendo radici al Nord (se siete interessati a questa edificante lettura, cliccate qui).

Il caso di Desio è presto riassunto: l’amministrazione comunale, guidata da Giampiero Mariani (Pdl), è caduta in seguito al coinvolgimento di alcuni esponenti politici, tra cui il presidente del consiglio comunale Nicola Mazzacuva, il consigliere Natale Marrone e l’ex assessore provinciale Rosario Perri (tutti del Pdl), nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta. E’ caduta, perché i consiglieri leghisti le hanno tolto la fiducia. Con un’unica dichiarazione, questa: “I sottoscritti consiglieri comunali, preso atto delle difficoltà nel proseguimento dell’attuale amministrazione, resa particolarmente difficile a seguito di coinvolgimenti nell’inchiesta Infinito, allo scopo di salvaguardare l’interesse dei cittadini e l’immagine della città, con senso di responsabilità rassegnano le proprie dimissioni dal loro incarico, al fine di determinare lo scioglimento del consiglio comunale”.

 

Se ci fossero più amministratori di questa statura morale nelle nostre città, la malavita non sarebbe penetrata così facilmente al Nord. Chissà se alla prossima puntata di Vieni via con me, Roberto Saviano, secondo il quale la ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega, ricorderà anche questo. Noi lo auspichiamo.
 

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