Una storia tipicamente italiana: finti agricoltori a caccia di incentivi statali per costruire gli impianti, ammortizzare i costi in fretta e poi cominciare a guadagnare. Al ritmo di un milione di euro all'anno Le centrali a biogas: una scelta ecologica oppure una eco-truffa? Le colpe dei sindaci
IMPIANTI E PROTESTE - Sopra, alcune centrali a biomasse nei comuni dell'Altomilanese. Sotto, le proteste dei cittadini: solo in rari casi sono riusciti a vincere. Di norma questi impianti vengono benedetti dai sindaci, nonostante nessuno ne conosca effetti e conseguenze
HINTERLAND MILANESE (1 luglio 2013) –
Sembra un’inarrestabile marea, quelle delle centrali a biogas che
negli ultimi anni sono spuntate come funghi anche nell’Altomilanese.
Di questi impianti si sa poco o nulla, in particolare sui rischi per
la salute e per l’ambiente. A Turbigo una protesta di massa ha
fermato in extremis il progetto, mentre ad Arconate e Dairago
l’impianto è stato costruito quasi di nascosto nei boschi della
Maddalena e nessuno se n’è accorto. Altre centrali sono in funzione
da tempo a Corbetta, Vittuone, mentre Bernate Ticino e Boffalora,
come pure Buscate e Cuggiono, litigano per il posizionamento
dell’ennesimo sito a biogas. Già, perché i sindaci, a parole,
tessono le lodi di questi ritrovati della tecnica che creano energia
pulita senza rischio alcuno, ma nei fatti li realizzano ai confini
con paese limitrofo.
Secondo il biologo Gianni Tamino “le centrali a biogas e biomasse
sono inutili e dannose per la salute e l’ambiente. Questi impianti
vengono costantemente proposti su tutto il territorio nazionale per
conseguire, una volta realizzati, importanti incentivi economici.
Così sono spacciati per fonti rinnovabili, quando in realtà lo sono
soltanto formalmente”. Da ciò il titolo di tanti convegni: “Biogas
biomasse e biodigestori. Scelta ecologica o eco-truffa?” Tutto nasce
nel 2008, con una norma contenuta nella legge finanziaria del
governo Pdl-Lega guidato da Silvio Berlusconi. L’idea in sé è buona:
lo Stato stanzia incentivi alle aziende agricole che hanno problemi
a smaltire liquami, deiezioni animali, rifiuti organici, sterpaglie
e altri vegetali, consentendo loro di costruire e gestire piccole
centrali a biomasse. In questo modo ci si libera dei rifiuti,
producendo nel contempo energia alternativa e pulita. Inoltre, si
aiuta il settore agricolo, consentendo significativi risparmi e
integrandone il reddito. Queste le buone intenzioni del legislatore
sul biogas agricolo. Ma le distorsioni non sono tardate ad arrivare,
fino al totale capovolgimento delle finalità perseguite. Gli
incentivi pubblici connessi alla costruzione di tali centrali sono
infatti significativi e velocemente remunerativi, tant’è chehanno
con grande rapidità destato l’attenzione di tanti investitori
privati, quali il più delle volte con l’agricoltura non c’entrano
nulla e puntano solo a fare cassa con soldi pubblici, senza curarsi
dell’ambiente, della salute pubblica e del sostegno all’economia
agricola. Qual è il trucco? Semplice. Basta puntare su impianti di discrete dimensioni (intorno a un megawatt), realizzarli con una spesa di 3-4 milioni di euro, ammortizzare l’investimento in 4 anni (il guadagno è di circa un milione l’anno) e mettersi seduti ad aspettare che la cassa si gonfi di denaro. Il guadagno scaturisce dagli incentivi pubblici: le istituzioni, per favorire le energie alternative, garantiscono ai produttori di energia da biogas, nel momento in cui essi non la usano per se stessi ma la vendono a terzi, un prezzo di acquisto quattro volte superiore a quello di mercato: 0,28 centesimi al kilowatt contro 0,07 centesimi. Così molti agricoltori e allevatori, in difficoltà per la crisi, mantengono nominalmente tale qualifica di imprenditori agricoli, ma in realtà si trasformano in produttori di biogas allo scopo di rivendere energia. A risentirne sono anche i terreni, che cominciano a essere coltivati con abbondante utilizzo di concimi chimici e di pesticidi. Per coloro che avranno la sventura di vivere e lavorare nei pressi di questi ‘mostri’ spacciati per strutture ecologiche d’avanguardia, i problemi immediati riguardanti la salute e la vivibilità verranno dalle puzze (letame di polli, maiali, bovini utilizzato come biomassa) e dai rumori dei motori. E poi ci sono emissioni nocive in atmosfera (polveri sottili quali e ossidi di azoto) dall’utilizzo del concime. Ma quando i nostri sindaci parlano di “energia pulita” e di “zero rischi”, ne sono davvero sicuri?
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