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'IL FATTO QUOTIDIANO' PUBBLICA IL RACCONTO DI UNA 14ENNE E SCOPPIA LA POLEMICA, FRA INSULTI SUL WEB E LUCIDE CONTROANALISI, COME QUELLA DI MARGHERITA FERRARI SU  'SOFT REVOLUTION'

"Se non ti fai sverginare, allora sei una sfigata" Quel fastidioso luogo comune sugli adolescenti e il sesso: ci casca anche Beatrice Borromeo

 

 

di Ersilio Mattioni

 

 

MILANO - 3 novembre 2014 Le adolescenti e il sesso facile, perché “se non ti fai sverginare, sei una sfigata”. La tesi è sviluppata dal ‘Fatto Quotidiano’ con un articolo di Beatrice Borromeo. Un articolo che vorrebbe essere un’inchiesta e che invece prende per oro colato la testimonianza di una studentessa, senza citare dati, cifre e statistiche facilmente reperibili. Un reportage di questo tipo però dovrebbe cercare di scattare un’istantanea sulle prime esperienze sessuali dei giovanissimi, non di scandalizzare. Invece il racconto, al limite, accende qualche appetito morbosetto, ma non fornisce alcuna spiegazione né riesce ad andare in profondità.
 

Spiace per gli insulti che la Borromeo ha ricevuto, perché si può dissentire senza offendere. E spiace che Marco Travaglio abbia minacciato di querela il mondo del web che ha commentato l’articolo su Facebook, perché si può difendere una collega senza intimidire, conoscendo peraltro la natura dei social network. Spiace in generale che il ‘Fatto Quotidiano’, uno dei pochissimi giornali che in Italia meritano di essere comprati e letti, abbia spacciato per inchiesta un racconto emozionale di una studentessa senza chiedersi se quel legittimo punto di vista trovasse riscontro nella realtà. Allora non c’è nulla di male a chiedere scusa. Anche quelli bravi sbagliano, prendono abbagli e commettono qualche leggerezza. Dopodiché riportiamo il dibatto sul campo che gli è proprio e cerchiamo di capirne di più.
 

Intanto, una segnalazione: l’articolo di Margherita Ferrari su www.softrevolutionzine.org, che merita di essere letto e, soprattutto, capito: “Le ragazze adolescenti sono quasi sempre nel torto. Se scopano, se non scopano. Se parlano di sesso, se non ne parlano. Se fanno una sega ad un ragazzo con cui sono uscite, se non gliela fanno. Se si masturbano, se non si masturbano, se dichiarano di farlo, se dichiarano di non farlo”. Ecco il punto: l’incapacità degli adulti di considerare gli adolescenti per quello che sono: ragazzi e ragazze, non uomini e donne in miniatura.
 

Volendo invece scomodare qualche studio statistico, la storia raccontata dalla Borromeo appare per quello che è: una testimonianza individuale, non elevabile quindi a fenomeno sociale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (i dati più recenti sono del 2010) il 22 per cento dei 15enni italiani e il 26 per cento delle 15enni italiane hanno già avuto un rapporto sessuale. Il che significa, di contro, che il 74 per cento dei ragazzi e il 78 per cento delle ragazze non hanno ancora fatto sesso. Tutti sfigati, tutte sfigate? No, essere sfigati non c’entra nulla. Si decide di fare sesso per svariati motivi: perché si è curiosi, perché ci si sente pronti, perché si vuole dimostrare qualcosa agli altri, perché si ama, perché ci si sente insicuri, perché si prova attrazione, perché succede e ti lasci coinvolgere, perché pensi sarà bello, perché ti va. Applicando il metodo della Borromeo, dunque, potremmo prendere un adolescente a caso che ha fatto sesso per una delle ragioni sopraelencate e considerarlo, per dirla con Travaglio, “un fenomeno sociale”. Ma sarebbe un errore madornale, che un giornalista non può commettere. A meno che, negli ultimi quattro anni, non sia cambiato tutto, al punto da stravolgere lo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità. Se fosse così, tuttavia, bisognerebbe dimostrarlo. E non basterebbe l’opinione, benché legittima e fondata su fatti veritieri, di una 14enne.


Ha ragione la Ferrari, quando chiosa: “Gli opuscoli di educazione sessuale che trovai in quarta superiore nei corridoi della mia scuola venivano da un Ministero della Repubblica Italiana e dicevano che era meglio evitare di fare sesso” E ancora: “ Le ragazze adolescenti si meritano il mio rispetto, il vostro e quello di Beatrice Borromeo perché sono come degli equilibristi. Traiamo immenso piacere dalla contemplazione dell’apparente mancanza di sforzo con cui gli equilibristi eseguono le loro coreografie. Percepiamo la tensione dei loro muscoli, i rischi che corrono fluttuando nell’aria. Anche le volte in cui li vediamo fallire un esercizio e precipitare nel vuoto, rispettiamo lo sforzo che c’è stato”.


Forse bisognerebbe solo guardare da un’altra prospettiva. Rispettare gli sforzi che richiede essere adolescenti nel 2014, non giudicare i fallimenti che sono passi dolorosi della crescita, occuparsi di informare piuttosto che di formare stabilendo una specie di piattaforma morale, dove ci sono comportamenti leciti e illeciti. E poi, parlare e scrivere di meno. Ascoltare e leggere di più.
 

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