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Imporre la morale per legge: quell’antico e insopportabile vizio dei preti italiani

Famiglia Cristiana, appello ai cattolici in parlamento: cancellate la legge sull’aborto!

 

NUOVI CROCIATI DEI VALORI, VECCHI PALADINI DEI DIRITTI – Papa Ratzinger ha armato la penna dei nuovi crociati di Famiglia Cristiana: da quando è pontefice, non fa altro che parlare contro la legge sull’aborto. Marco Pannella, invece, parla di diritti e ritiene che se ‘vaticano’ fa rima con ‘talebano’, un motivo ci dev’essere. Come dargli torto?

di Ersilio Mattioni 

ROMA (21 MAGGIO 2008) – Legge 194, ora si può cambiare! Ora? Sì, ora che i cattolici in parlamento hanno una forza trasversale e possono costituire una maggioranza ad hoc. Lo sostiene Famiglia Cristiana, il settimanale più venduto d’Italia. Le gerarchie vaticane (che nella nostra nazione dispongono di una forza mediatica ed editoriale da far invidia a Berlusconi e al suo conflitto d’interessi) scendono dunque in campo, pesantemente, con un’entrata a gamba tesa. Siamo alle solite: può la chiesa cattolica esprimersi sulle questioni etiche? Certo, ovvio. Non fa nient’altro che il suo mestiere. Il problema è, come sempre, la maniera: subdola, sotterranea, un po’ ricattatoria. E poi c’è modo e modo di fare il proprio mestiere: quello della chiesa, per esempio, dovrebbe essere una battaglia sulle coscienze, mentre diventa (sempre) un tentativo di imporre la morale cattolica per legge, con la forza dei numeri. E quanto vale una morale che i cittadini non condividono ma che il parlamento approva lo stesso? Zero. Alle gerarchie sembra non importare molto. Per loro l’obiettivo conta più del sistema che si utilizza per raggiungerlo, in una crociata fuori dal mondo per fermare la storia, già fragile fragile in Italia, dei diritti civili. 

Famiglia Cristiana, però, ci crede. E si presta volentieri a far da megafono dei desiderata vaticani: il giornale lancia così  un appello che sarà pubblicato sul prossimo numero. Secondo il settimanale cattolico “è ora di sgretolare il mito della legge 194, diventata un tabù intoccabile, una legge che ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri, all’inverno demografico ma che non si riesce a rivedere neppure in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione. Oggi - continua l’editoriale - non è più sufficiente proporre una migliore applicazione senza toccare nulla dal punto di vista legislativo. Tutti ormai, se si escludono frange femministe fuori dalla storia, Pannella e la solita rumorosa pattuglia radicale (sempre più esigua), hanno abbandonato la vecchia formula che l’aborto è questione di coscienza, affare privato che non attiene alla sfera del bene comune. Mentre l’aborto è un fatto di rilevanza pubblica e politica e oggi in Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il mito della 194”. Parole forti, toni quasi preconciliari. 

A Famiglia Cristiana e a chi ne pilota gli editoriali bisognerebbe ricordare anche altri numeri. Uno su tutti: quel 40% di aborti in meno da quando la legge 194 è entrata in vigore. Oppure quelle centinaia di donne che sono morte sotto i ferri abusivi dei macellai, in qualche cantina, durante gli anni dell’oscurantismo. O forse, per le anime belle del settimanale paolino, la vita di quelle donne vale di meno? Insomma, se discutere di legge 194 non è un reato e se nessuna legge può essere considerata intoccabile, non è certo questo il modo di avviare il dibattito. Quando si comincia mettendo sul tavolo i numeri in parlamento, è difficile che si approdi da qualche parte. 

Infine, sull’esigua pattuglia radicale conviene spendere qualche parola. Quell’esigua pattuglia portò l’aborto davanti ai cittadini. I quali, con un referendum, dissero cosa ne pensavano. Perché Famiglia Cristiana non fa lo stesso? Si chieda agli italiani se vogliono modificare o cancellare o rifare la legge 194 oppure se la vogliono tenere così com’è. Lo si domandi, per cortesia. Poi però si prenda per buona la risposta.

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